Recensione: "La Casa dei Cadaveri" di Jeneva Rose
Titolo: La Casa dei Cadaveri
Autore: Janeva Rose
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 11 Marzo 2025
Pagine: 288
Prezzo: €12.90
Goodreads | Amazon
Trama:
Alla morte della madre, Beth, Nicole e Michael sono costretti a rivedersi dopo tanto tempo per discutere dell’eredità. Beth, la più grande, non è mai riuscita ad accettare l’abbandono del padre, tanto da farne un’ossessione che ha distrutto il suo matrimonio e il rapporto con sua figlia. Nicole, la sorella di mezzo, a causa di una grave dipendenza dalle droghe è stata sempre tenuta a distanza dalla famiglia. Infine, Michael, il più giovane, si è trasferito lontano e non ha mai più messo piede nella piccola città del Wisconsin da quando il padre è fuggito. Mentre esaminano le cose dei genitori, i tre fratelli si imbattono in una raccolta di video amatoriali e decidono di rivivere quei ricordi felici. Tuttavia, l’operazione nostalgia viene interrotta quando uno dei nastri VHS mostra una notte del 1999 di cui nessuno di loro ha memoria. Sullo schermo, il padre appare coperto di sangue. Poi, il cadavere di una ragazzina e un patto tra i genitori per sbarazzarsene, prima che il video si interrompa bruscamente. Beth, Nicole e Michael devono ora decidere se lasciarsi il passato definitivamente alle spalle o scoprire l’oscuro segreto che la madre ha portato con sé nella tomba.
RECENSIONE
"La casa dei cadaveri" di Jeneva Rose è un thriller psicologico a sfondo familiare che parte da una premessa molto interessante: tre fratelli, dopo la morte della madre, si ritrovano nella loro casa d’infanzia per sistemare il suo lascito. Un ritorno fisico e simbolico, che li costringe a confrontarsi con un passato irrisolto, con segreti mai svelati e con dinamiche familiari ancora cariche di tensione. L’atmosfera si fa inquietante quando scoprono una vecchia videocassetta che non contiene solo i loro ricordi, ma al suo interno ci sono anche le immagini scioccanti del cadavere di una ragazzina scomparsa anni prima. Da quel momento, i sospetti si insinuano tra i tre fratelli, che iniziano a pensare che il padre — scomparso da anni — possa essere coinvolto in qualcosa di terribile, e che la madre lo abbia aiutato a nascondere il tutto.
La storia si costruisce attraverso capitoli a punti di vista alternati, che ci permettono di entrare nella testa di ciascuno dei fratelli — Nicole, Michael e Beth — oltre ai flashback della madre, ambientati nel passato. Questo stile di scrittura è uno degli aspetti che ho apprezzato di più: rende la lettura fluida, mantiene alto l’interesse e offre una visione sfaccettata dei rapporti familiari, delle loro ombre e fragilità. Jeneva Rose ha uno stile chiaro, scorrevole, molto adatto a questo tipo di narrazione. La tensione cresce gradualmente, e anche se non tocca mai punte davvero adrenaliniche, si respira comunque un senso costante di inquietudine e segreti nell'aria.
Complessivamente, il romanzo mi è piaciuto, ma devo dire che mi aspettavo qualcosa di più. Più mistero, più suspense, più colpi di scena che lasciassero il segno. La trama è interessante e ha un buon potenziale, ma procede su binari piuttosto prevedibili, senza mai davvero stupire fino in fondo. Anche nei momenti di massima rivelazione, non ho sentito quel brivido che cerco nei thriller: mi è sembrato tutto un po’ troppo lineare, come se mancasse quel “qualcosa in più” che rende una storia memorabile.
Un’altra nota dolente riguarda i personaggi. I tre fratelli alternano momenti di empatia e connessione ad altri di pura tensione e rabbia, ma i loro cambi d’umore risultano spesso bruschi e poco coerenti. Prima sono comprensivi l’uno con l’altro, poi si scazzano per un nonnulla, poi fanno pace senza reali evoluzioni emotive. Questa instabilità emotiva, seppur comprensibile in una situazione carica di stress, rende però i personaggi a tratti fastidiosi. L’unica persona che mi ha davvero colpita è Nicole, la sorella che combatte con la dipendenza da droghe. Il suo dolore, le sue difficoltà, la sua voglia di redenzione, ma la voglia di una ricaduta sono trattati con autenticità. È il personaggio più umano, il più fragile e forse proprio per questo il più vero. Non cerca di essere perfetta, non ha risposte per tutto, ma cerca di dare il meglio di se stessa.
Nonostante tutto, la lettura è piacevole e scorre veloce. Lo stile dell’autrice e la struttura narrativa aiutano a tenere alta l’attenzione, anche nei momenti in cui la trama si muove più lentamente. È un libro che si legge in pochi giorni, adatto a chi cerca un thriller familiare non troppo cupo, ma non è di quelli che ti restano dentro. Ho l’impressione che sarà una storia che dimenticherò presto: carina, ben scritta, ma priva di quel dettaglio, quell’intuizione, quella scena che la renda unica e memorabile.
In sintesi, La casa dei cadaveri è un buon thriller soft, con un intreccio intrigante, ma poco sorprendente, personaggi altalenanti e una scrittura efficace. Perfetto se cercate una lettura coinvolgente ma non troppo impegnativa, meno indicato per chi, come me, ama i thriller carichi di tensione, mistero e colpi di scena che spiazzano.
La storia si costruisce attraverso capitoli a punti di vista alternati, che ci permettono di entrare nella testa di ciascuno dei fratelli — Nicole, Michael e Beth — oltre ai flashback della madre, ambientati nel passato. Questo stile di scrittura è uno degli aspetti che ho apprezzato di più: rende la lettura fluida, mantiene alto l’interesse e offre una visione sfaccettata dei rapporti familiari, delle loro ombre e fragilità. Jeneva Rose ha uno stile chiaro, scorrevole, molto adatto a questo tipo di narrazione. La tensione cresce gradualmente, e anche se non tocca mai punte davvero adrenaliniche, si respira comunque un senso costante di inquietudine e segreti nell'aria.
Complessivamente, il romanzo mi è piaciuto, ma devo dire che mi aspettavo qualcosa di più. Più mistero, più suspense, più colpi di scena che lasciassero il segno. La trama è interessante e ha un buon potenziale, ma procede su binari piuttosto prevedibili, senza mai davvero stupire fino in fondo. Anche nei momenti di massima rivelazione, non ho sentito quel brivido che cerco nei thriller: mi è sembrato tutto un po’ troppo lineare, come se mancasse quel “qualcosa in più” che rende una storia memorabile.
Un’altra nota dolente riguarda i personaggi. I tre fratelli alternano momenti di empatia e connessione ad altri di pura tensione e rabbia, ma i loro cambi d’umore risultano spesso bruschi e poco coerenti. Prima sono comprensivi l’uno con l’altro, poi si scazzano per un nonnulla, poi fanno pace senza reali evoluzioni emotive. Questa instabilità emotiva, seppur comprensibile in una situazione carica di stress, rende però i personaggi a tratti fastidiosi. L’unica persona che mi ha davvero colpita è Nicole, la sorella che combatte con la dipendenza da droghe. Il suo dolore, le sue difficoltà, la sua voglia di redenzione, ma la voglia di una ricaduta sono trattati con autenticità. È il personaggio più umano, il più fragile e forse proprio per questo il più vero. Non cerca di essere perfetta, non ha risposte per tutto, ma cerca di dare il meglio di se stessa.
Nonostante tutto, la lettura è piacevole e scorre veloce. Lo stile dell’autrice e la struttura narrativa aiutano a tenere alta l’attenzione, anche nei momenti in cui la trama si muove più lentamente. È un libro che si legge in pochi giorni, adatto a chi cerca un thriller familiare non troppo cupo, ma non è di quelli che ti restano dentro. Ho l’impressione che sarà una storia che dimenticherò presto: carina, ben scritta, ma priva di quel dettaglio, quell’intuizione, quella scena che la renda unica e memorabile.
In sintesi, La casa dei cadaveri è un buon thriller soft, con un intreccio intrigante, ma poco sorprendente, personaggi altalenanti e una scrittura efficace. Perfetto se cercate una lettura coinvolgente ma non troppo impegnativa, meno indicato per chi, come me, ama i thriller carichi di tensione, mistero e colpi di scena che spiazzano.

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